Piano di Disaster Recovery: cos’è e come strutturarlo al meglio

Cos’è il piano di Disaster Recovery? Come si può strutturare al meglio? Scopri nel blog di Rack One come proteggere la tua azienda da qualsiasi tipo di minaccia.
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Piano di Disaster Recovery: cos’è e come strutturarlo al meglio

Al giorno d’oggi le aziende elaborano, trasferiscono e accumulano una quantità costantemente crescente di dati, come informazioni sui clienti, dati finanziari e informazioni di proprietà intellettuale, e sta diventando una vera e propria sfida mantenerli al sicuro. Infatti, l’aumento delle informazioni digitali, che sono considerate come una risorsa preziosa per il business aziendale, comporta un rischio significativo soprattutto dal punto di vista della perdita dei dati.

Per evitare gravi danni dovuti alla loro perdita o compromissione è, quindi, fondamentale che le aziende proteggano i loro dati digitali attraverso misure di sicurezza adeguate: ecco perché un piano di Disaster Recovery diventa assolutamente vitale.

Che cos’è un piano di Disaster Recovery?

Il piano di Disaster Recovery fa parte integrante del cosiddetto piano di continuità operativa (Business Continuity Plan) ed è costituito da un insieme documentato di linee guida e approcci che descrivono come un’azienda dovrebbe comportarsi per riprendere rapidamente la propria operatività in seguito al verificarsi di eventi disastrosi, come una calamità naturale o un errore umano, con lo scopo di ripristinare le funzionalità tecnologiche e le procedure informatiche.

L’adozione di un piano di Disaster Recovery serve, quindi, per consentire al reparto IT dell’azienda di recuperare una quantità di dati e funzionalità di sistema sufficienti al fine di garantire l’operatività, anche a livello minimo. In particolare, riguarda la gestione di:

  • software centrale
  • archivi “core” di dati, informazioni e documenti definiti fondamentali
  • archivi aggiuntivi di dati, informazioni e documenti provenienti da fornitori esterni
  • servizi a supporto (linee dati, domain controller di gruppo; server di posta e relativo servizio di posta elettronica)
  • dispositivi speciali (server, router, switch, centralino telefonico)
  • servizi a supporto (LAN e linee telefoniche)
  • apparecchiature (PC, tablet, smartphone, stampanti, scanner, telefoni tradizionali)
  • sistemi di accesso e allarme
  • file server

Cosa è necessario tenere in considerazione prima dello sviluppo?

Prima però di passare all’implementazione del piano di Disaster Recovery è necessario tenere bene a mente una serie di elementi di fondamentale importanza che si possono così riassumere:

  • Un piano di Disaster Recovery valido ed efficace dovrebbe coprire un’ampia gamma di potenziali incidenti, come ad esempio guasti hardware, calamità naturali, criminalità informatica ed errore umano.
  • Il processo di sviluppo del piano dovrebbe coinvolgere il maggior numero possibile di dipendenti dell’azienda, includendo personale proveniente da diverse aree, in modo tale che sia più probabile scoprire vulnerabilità e insidie che altrimenti potrebbero essere trascurate.
  • È fondamentale testare il piano di Disaster Recovery durante la fase di sviluppo. Infatti, un approccio volto ad evitare i test comprometterà sicuramente la sicurezza dell’azienda, dato che il costo per sopperire ad un evento disastroso sarà molto più alto rispetto al prezzo di test rigorosi.
  • È necessario assicurarsi di mantenere aggiornato il piano frequentemente, inoltre è preferibile suddividerlo in vari passaggi dettagliati separati per garantire un processo più veloce.

Come strutturare al meglio un piano di Disaster Recovery?

Solitamente, per implementare un efficace piano di Disaster Recovery all’interno di un’azienda è bene seguire 5 fasi:

1. Studio di fattibilità

Le tecnologie non così sviluppate nel corso dello scorso decennio limitavano notevolmente la possibilità delle aziende di dotarsi di un piano di Disaster Recovery. Attualmente, invece, l’evoluzione che c’è stata ha incrementato notevolmente l’opportunità di accedere a queste soluzioni per proteggere l’operatività della propria impresa. Lo studio di fattibilità preliminare serve proprio per identificare i livelli di rischio specifici per una realtà aziendale e, in particolare, in questa fase è fondamentale individuare il Recovery Time Objective (RTO), ossia il tempo che intercorre tra l’interruzione e il momento del ripristino, e il Recovery Point Objective (RPO), ossia la quantità massima di dati che si possono perdere a seguito dell’arresto.

2. Definizione della soluzione più adeguata

Scegliere il giusto piano dipende molto dalle necessità della singola azienda, dato che ad esempio per soddisfare una perdita di dati tendente a zero sono richieste architetture particolarmente onerose. Possiamo dire che una politica di backup è un buon punto di partenza, ma non è sufficiente per il totale ripristino dei dati. Ecco perché può essere potenziata con un piano di Disaster Recovery che può essere distinto in: Disaster Recovery su infrastruttura fisica, Disaster Recovery su infrastruttura virtuale o Disaster Recovery as-a-Service (DRaaS) come servizio in cloud.

3. Implementazione del piano

La fase di implementazione prevede che l’insieme di tecnologie, risorse e procedure scelte confluiscano nell’apposito piano di Disaster Recovery, ossia il documento ufficiale che contiene le caratteristiche dell’ambiente di ripristino, la policy, le procedure relative ai test e tutte le azioni da attuare in caso di interruzione del servizio. All’interno del documento, inoltre, sono elencate le figure coinvolte nel processo di ripristino, oltre ad alcune raccomandazioni rivolte a tutto il personale dell’azienda al fine di proteggere i dati e le informazioni aziendali in caso di disastro.

4. Test periodico

L’implementazione del piano di Disaster Recovery non si conclude certo qui, ma necessita di test periodici per verificare l’efficacia delle soluzioni adottate, il loro corretto funzionamento, i processi di interazione con il cliente, il rispetto dei valori di RTO/RPO, nonché la possibilità di individuare eventuali bug di programmazione e problemi.

5. Manutenzione costante

Oltre ai test periodici, con cui perfezionare nel tempo la qualità del proprio piano di Disaster Recovery, è fondamentale una manutenzione costante dei sistemi che tenga conto di eventuali aggiunte di software o applicazioni, oppure di differenti scenari in termini di compliance.

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