Blackout in Svizzera. Come garantire continuità operativa?

Blackout in Svizzera. Come garantire continuità operativa?

Si sbuffa, in coda al semaforo che regola l’incrocio tra Via San Gottardo e Via Clemente Maraini. Il rosso dura una vita a Lugano, l’han scritto anche su tutti i giornali ormai, ma niente da fare: così ogni mattina. Come sempre, le dita picchiettano sul volante, il piede sinistro assaggia sovrappensiero la frizione, gli occhi si spostano lentamente fuori dal finestrino, sulla sinistra, e poi tornano sulla strada, verso l’alto, magari si riparte. E in effetti non c’è più il rosso. Ma come, neanche il verde, neanche il giallo?

Lugano, Canton Ticino, Svizzera

Come ci si protegge dai rischi di un blackout prolungato?

Questa è una scena che ha avuto modo di verificarsi realmente quando, la mattina del 24 luglio, la quotidianità di un’area piuttosto vasta del Canton Ticino, quella di Sottoceneri, dal luganese a Riva San Vitale, da Mendrisio e Manno fino a Chiasso, è stata radicalmente stravolta da un blackout che ha colpito la zona dalle 10:40 per circa un’ora. Non solo i dispositivi semaforici sono venuti meno, ma sono rimasti al buio ristoranti, negozi, alcuni uffici pubblici, alberghi e appartamenti. In moltissime aziende, poi, tutto si è tradotto in computer spenti, comunicazioni sospese, lavori non salvati e file irrimediabilmente persi: l’assenza di corrente è calata sulla produzione di diverse imprese come una vera e propria mannaia.

Ormai la digitalizzazione è un processo irrefrenabile, un elemento indispensabile per il sempre più capillare concetto di impresa e industria 4.0, e l’informatica è linfa vitale per organismi imprenditoriali attivi nei più svariati settori. E qual è uno degli aspetti più importanti di questa nuova fase del progresso produttivo? Di certo la continuità operativa, nota internazionalmente come business continuity.

Per assicurare alla propria attività tutta la costanza che merita, ed evitare perdite di tempo e, in ultima analisi, di denaro, vi è la possibilità di esternalizzare la propria infrastruttura IT affidando la cura degli elementi informatici chiave a imprese specializzate nella gestione dei dati. Tecnicamente si parla di outsourcing del data center, una soluzione che attesta il tasso di continuità operativa al 99,998% e che comporta certamente più sicurezza e costi inferiori rispetto alla maggior parte di strutture in-house.

L’offerta del datacenter Rackone: affidabilità e alte performance

Nel panorama aziendale italiano spicca in questo ambito il datacenter Rackone, che può fornire un servizio di server housing progettato per ospitare i server dei clienti nella propria farm, situata nel caveau blindato della sede di Noventa di Piave e dotata di solidissime misure di sicurezza, temperatura e ventilazioni ottimali e connettività BUL (Banda Ultra Larga).

La stabilità nell’erogazione di energia elettrica è garantita da un sistema UPS – acronimo di Uninterruptable Power Supply, ovvero un gruppo statico di continuità – ridondato e alimentato in eventualità d’emergenza da un generatore diesel elettrogeno plug-in: una misura cautelativa ulteriore, anche proprio nei casi di blackout.

Oltre a questo, i vantaggi di avere le infrastrutture IT in outsourcing e, nello specifico, all’interno dell’orizzonte dell’offerta Rackone, comprendono tutti quelli legati all’esperienza e alla passione di un’agenzia da tempo specializzata nel settore: tecnologie sofisticate progettate a regola d’arte per tenere i server housing al sicuro e al massimo del rendimento, un team di tecnici professionisti disponibili nell’arco delle 24 ore, e la certezza di avere i propri dati stabilmente conservati in un luogo fisico collocato su suolo italiano.

In casi come quello del Canton Ticino la paura del buio non è un capriccio da bambini: per un’azienda che si muove nel presente, e che magari spinge ambiziosa lo sguardo al futuro, la business continuity può fare la differenza.

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